È più egoista chi promuove un rapporto equilibrato con i territori alpini, oppure chi impone a tutti la realizzazione di invadenti infrastrutture?
L'editoriale / Puntualmente, criticando la progressiva tendenza a seminare tra le montagne nuove e impattanti infrastrutture, si viene accusati di promuovere una montagna elitaria. Niente di più scorretto
di cui il Comitato scientifico dell’AltraMontagna è garante.
Puntualmente, criticando la progressiva tendenza a seminare tra le montagne nuove e impattanti infrastrutture, si viene accusati di promuovere una montagna elitaria. Niente di più scorretto.
Il rimprovero viene quasi sempre accompagnato da una formula che sa di slogan: "Non tutti hanno l'esperienza o le possibilità di giungere in vetta e di poter ammirare certi paesaggi". Attraverso questo ragionamento si giustifica acriticamente ogni iniziativa.
Ma acquisire la consapevolezza di non avere delle capacità universali, in un presente culturale propenso ad abbattere indiscriminatamente qualsiasi tipologia di ostacolo (spesso con pesanti ritorsioni ambientali), penso sia un grande valore.
Bisognerebbe imparare a essere coscienti delle proprie possibilità ed eventualmente, se il sentimento nei confronti di un determinato ambiente è davvero sincero, saper rinunciare all'ascesa. Guardare la terra, per una volta, dal basso verso l'alto, può infondere la consapevolezza che, anche a quote inferiori, si riesce a godere di paesaggi gradevolissimi e che, più in generale, si può dialogare con l'ambiente senza necessariamente sopraffarlo.
In questo momento, ad esempio, non avrei la preparazione fisica per scalare il Cervino, oppure per affrontare gli itinerari più severi delle Dolomiti, ma non sono giustificato a pretendere la costruzione di una qualsivoglia seggiovia per riuscire a godere della prospettiva aerea offerta dalla vetta.
Inoltre la suggestione offerta da molti panorami è amplificata dall'esperienza. Se essa viene puntualmente ridotta, il mondo apparirà sempre più scialbo e il nostro vivere più incompleto e inappagato. Conseguenza diretta è l'intramontabile sentimento di delusione che contraddistingue la società contemporanea.
Rigiro dunque la frittata: è più elitario (o egoista) chi, con uno sguardo rivolto verso le generazioni future, promuove un rapporto equilibrato tra l'uomo e i territori alpini, oppure chi impone a tutti la realizzazione di invadenti opere infrastrutturali per appagare (momentaneamente) le proprie velleità?
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